ABRUZZO – “Negli ultimi decenni l’Abruzzo ha dovuto, e continua ad affrontare il problema dello spopolamento. Un fenomeno di portata nazionale e non solo abruzzese.
Gli studi condotti ci disegnano una regione in cui le aree interne e montane hanno subito un crollo della popolazione e in cui le aree urbane hanno visto invece un notevole aumento della stessa. Occorre invertire la tendenza, su questo ormai si è tutti concordi.
Negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo e si sta intervenendo sul problema con politiche incisive.
La legge regionale n. 32 del 21 dicembre 2021 recante “misure urgenti per contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni di montagna” rappresenta un’importante misura per le aree interne. Mira a contrastare il declino demografico nelle zone montane, a rivitalizzare il tessuto sociale ed economico dei piccoli Comuni di montagna, favorendo la natalità e incentivando l’insediamento di nuovi residenti.
I nuovi nuclei familiari che, entro novanta giorni dall’accoglimento della domanda, trasferiscono la propria residenza in un Comune di montagna dell’Abruzzo e la mantengono per almeno cinque anni, hanno diritto ad un incentivo di 2.500 euro annui, che può raddoppiare nel caso in cui si avvii in quel comune una attività imprenditoriale, e ulteriori 2.500 euro annui per ogni bambino nato, fino al compimento del terzo anno di età.
Sicuramente, lo spopolamento nei nostri territori è stato legato anche ad una progressiva perdita di servizi e, quindi, di occupazione.
I continui tagli alle scuole, agli ospedali, ai trasporti, la crisi economica e la scomparsa di molte attività economiche, hanno avuto un forte impatto sui Comuni polo, con conseguenti ricadute su quelli più piccoli che vi orbitano intorno, ed hanno favorito fuga dalle aree interne. Il calo della popolazione ha reso difficile garantire i servizi ai cittadini, e la loro assenza ha procurato disagi e spinto le famiglie a scegliere le grandi città.
La legge, chiaramente, da sola non basta.
Se, però, la leggiamo in un contesto più ampio, fatto di investimenti e di attenzioni rivolte alle aree interne da parte della politica regionale, nazionale e europea, vediamo che muove nella giusta direzione. Dal 2013 è stato portato al centro del dibattito politico il tema delle Aree Interne; Nasceva la “strategia nazionale aree interne” che aveva l’obiettivo di aggredire lo spopolamento, potenziando la dotazione di servizi essenziali di cittadinanza.
Da allora molto è stato fatto e si sta facendo.
Dopo anni di tagli, abbiamo investimenti, seppur piccoli, sui servizi di istruzione, sanità e mobilità, sullo sviluppo locale e sull’associazionismo, in 103 Comuni abruzzesi, nelle cinque aree interne delineate nella programmazione SNAI 2014-2020, e oggi, in altri 23 Comuni, nelle due nuove aree individuate nella programmazione 2021-2027. Servizi che stanno tornando nei territori marginali e nuove possibilità di occupazione che si stanno aprendo. Giovani che possono scegliere di restare.
Questo è il primo anello di una catena che si allungherà nei prossimi cicli di programmazione comunitaria.
La Strategia nazionale aree interne, infatti, sta diventando una politica strutturale, che si reitera ogni 7 anni, e foriera di ulteriori finanziamenti, come quelli sulle strade, sui dottorati comunali, sulla prevenzione degli incendi boschivi.
Di questo ne sono primo testimone; oggi, siamo riusciti a riportare importanti servizi sanitari sul territorio dell’area interna “Gran Sasso- Valle Subequana”, a garantire la medicina specialistica, a dotare di attrezzature all’avanguardia i nostri distretti sanitari, ad investire sulle nostre scuole, dotandole di strumentazioni e realizzando numerose attività formative per i nostri ragazzi, e ad investire sulla mobilità territoriale, su quella turistica e scolastica, e tanto altro ancora.
Ora c’è bisogno di continuare a lavorare in questa direzione, mettendo in atto politiche sempre più coraggiose e ambiziose.
Occorre continuare a potenziare i servizi essenziali ed attuare una fiscalità di vantaggio per le aree interne e montane per far rimanere in questi territori cittadini e imprese, introducendo a tal fine anche misure che incentivino l’apertura di botteghe e negozi e la nascita di start up.
Inoltre, occorre, rafforzare il ruolo delle istituzioni territoriali, come le Comunità Montane o le Unioni dei Comuni montani, che rappresentano l’unico strumento in grado di riorganizzare il territorio aggregando i Comuni dal punto di vista istituzionale, permettendo agli stessi di lavorare insieme per lo sviluppo economico e sociale del territorio e per la riorganizzazione e il miglioramento dei servizi pubblici. La strada è in salita, ma è la strada giusta”.
Il Referente dei Sindaci dell’area interna “Gran Sasso- Valle Subequana”, Sindaco di Molina Aterno Luigi Fasciani